“When I
find myself in times of troubles, Mother Mary comes to me, speaking words of
wisdom, let it be..”
Sicuramente piacerebbe anche a me
condividere la stessa fiducia di Paul McCartney nella rassicurante figura della
“Mother Mary” che alcuni identificano con la Vergine Maria, taluni con quella della madre
del cantante. La situazione è pressoché la stessa, tempi difficili, soprattutto
per noi giovani. Presento anch’io, in via eccezionale, un dato “tecnico”: la disoccupazione giovanile
è del 31,9%, ovvero 2 milioni 354 mila disoccupati tra i 15 e i 24 anni. Caro
Paul, purtroppo ci sono anch’io tra quei giovani e Dio sa quanto mi piacerebbe
che la Vergine mi venisse in sogno lenendo le mie preoccupazioni con parole
sagge, terminando in un angelico sussurro: “Lascia stare”; ma forse la
situazione non cambierebbe, neanche se a comparire fosse mia madre. Già, perché
quel numero rimane, e molti di noi si vedono attanagliati in una situazione a
dir poco stagnante.
Le vecchie generazioni erano
abituate a sentirsi dire sin dalla prima adolescenza di trovarsi un impiego,
qualcosa da fare e che diventasse poi la loro arte, il loro lavoro. Alle nuove
hanno insegnato un pot-pourri di termini che per i nostri predecessori non
erano che vacui ammassi di lettere: istruzione, meritocrazia, competizione,
specialistica, master ecc.. Per poterci ritenere in qualche modo al passo con i
nostri potenti vicini europei, è stato giustamente ritenuto opportuno innalzare
il livello culturale, quindi l’istruzione obbligatoria, che attualmente si
attesta intorno ai 17-18 anni di età. Sacrosanto. Ma tutti noi sappiamo che
bisogna terminare la scuola superiore, quindi frequentare l’università fino a
perdersi nell’interminabile vortice di titoli e certificazioni di cui tutti
vogliono costellare i curricula, e che non costituiscono niente di più che un
primo passo, dopo tanti altri primi, verso la fine di un tunnel. Confidando che
un’uscita, qualcuno di buon cuore ve l’abbia installata.
L’impressione è che la laurea oggi
sia sì un certificato, ma una “carta
verde” per entrare a tempo indeterminato negli “States” del precariato... Non si
scoraggino i lettori, la mia è una provocazione; ovviamente sia io sia voi
continueremo a cimentarci come forsennati con le pagine dei libri e dei manuali
e amen, così sia … Solo che, in questo periodo che i potenti si dilettano a
considerare di “austerity”, non pare anche a voi che la vecchie rancide frasi
di cui abbiamo fatto indigestione, “impara l’arte e mettila da parte”, “l’arte
è tata mezza imparata”, si stiano
riaffacciando all’orizzonte come nuvole di una tormenta?
“AI COMMENTANTI L’ARDUA SENTENZA”
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